Arriva in Germania una legge che multa con 50 milioni di euro le notizia false e l’incitamento all’odio su internet
Fake news e hate speech. False notizie e incitazione all’odio, sono le piaghe del mondo online. Abbiamo già visto come una shitstorm possa rovinare la reputazione online di un’azienda, e molti sono stati gli interventi per arginare questa frana social. Facebook si è attivato, inserendo un bollino rosso per segnalare le notizie di dubbia provenienza, senza però cancellarle e danneggiare la libertà di espressione.
In Germania, però, questo non è abbastanza. Soprattutto dopo quello che è successo in America. Il ministro della giustizia Heiko Maas propone un disegno di legge che punta sulla tempestività dell’intervento. Sono infatti previste multe da 50 milioni di euro per contenuti quali fake news e hate speech che non vengono rimossi. Secondo Maas infatti, i social non sono abbastanza solerti nel monitorare i contenuti che circolano sulle proprie piattaforme e quando li cancellano non lo fanno in tempi sufficientemente brevi.
Per apportare un esempio più esempio più empirico, il ministro cita le statistiche riportate da Jugendschutz. Twitter avrebbe cancellato solo l’uno per cento dei contenuti offensivi segnalati dagli utenti e Facebook il 39%. Youtube invece guadagna il primato, con il 90% di contenuti illeciti rimossi.
Le tempistiche previste
I Social dovranno integrare delle funzioni visibili e di semplice utilizzo per segnalare i contenuti non appropriati. I contenuti più “criminali” (come per esempio il razzismo o contenuti che violano apertamente la legge), dovranno essere rimossi tempestivamente, entro 24 ore. Quelle che invece richiedono una ricerca e un approfondimento avranno sette giorni a disposizione.
Fake news e hate speech in Italia
E in Italia?
Anche il nostro Bel Paese non rimane fermo e si muove per tutelare gli utenti, ma per ora è solo un abbozzo. Filtrare le notizie che circolano in rete è un’azione delicata che deve essere studiata bene per tutelare anche il diritto di espressione. Il disegno di legge proposto in Italia prevede fino a 10 mila euro e due anni di reclusione a chi diffonde su internet notizie false e diffamatorie.
La campagna Bastabufale lanciata da Laura Boldrini e che ha avuto enorme successo, aveva come scopo principale quello di sensibilizzare gli utenti. Prevenire questi atteggiamenti risulta fondamentale, visto l’ampio ventaglio delle piattaforme social in cui fake news e hate speech prolificano.
Ma dov’è il confine tra “tutela” e “censura”? Questa legge mina le fondamenta della libertà di espressione?
La risposta sta, come sempre, nel buon senso. C’è differenza tra una critica (anche se negativa) e un insulto senza fondamento. C’è differenza tra un post scherzoso e uno volutamente diffamatorio. “La libertà finisce dove inizia il diritto penale” commenta Maas.
Questi disegni di legge sono stati pensati anche per tutelare il futuro della società. Ogni regime totalitario si basa sull’ignoranza, la disinformazione e l’odio incondizionato di un gruppo contro un altro. E questo è un punto in cui insiste il disegno di legge italiano.
Se l’informazione diventa disinformazione possono essere usati ai fini di propaganda con il rischio di notizie appositamente distorte[…]. La sensazione diffusa sembra essere quella che la disinformazione prevalga sull’informazione oggettiva e che la manipolazione e la propaganda abbiano la meglio sulla corretta espressione delle propri opinioni e punti di vista. Spesso viene superata la linea che separa ciò che potrebbe essere considerato un tentativo legittimo di esprimere le proprie opinioni a scopo persuasivo e quella che è invece disinformazione e manipolazione.